Amiche e amici del Capri Comics, oggi vogliamo parlarvi di Gideon Falls, serie a fumetti horror scritta da Jeff Lemire, disegnata da Andrea Sorrentino e pubblicata da Image Comics per 27 numeri dal 2018 al 2020.

Dopo una prima introduzione generale, intesa per consigliare la serie a chi non la conosce, passeremo ad una analisi più in profondità, indirizzata a chi invece ha già letto, apprezzandola o meno, Gideon Falls

Gideon ti guarda

La serie segue le vicissitudini di un cast corale, inizialmente diviso, che a poco a poco si unirà per fare fronte ad una minaccia comune. Da un lato abbiamo Norton Sinclair, un giovane solitario e ossessionato dal ritrovamento, nella spazzatura di tutta la città di Gideon Falls, di piccoli frammenti di una struttura inquietante, che lui chiama “il fienile nero”. Prigioniero della sua mania, Norton viene aiutato dalla sua Psichiatra, la dottoressa Angie Xu, che teme per il decadimento della sua salute mentale. Vi è poi Padre Wilfred Quinn, un prete cattolico con un torbido passato, che arriva in una “altra” Gideon Falls, dove prende il posto del parroco precedente, morto misteriosamente. Convinto che la cittadina nasconda dei terribili segreti, Quinn si unirà alle indagini della sceriffa Clara Miller, e del suo strambo padre, Doc Sutton, convinto che “il fienile nero” sia una entità maligna che condiziona la vita di tutti loro. Nel mezzo, un misterioso vescovo che sembra sapere di più e una pericolosa e sadica figura identificata come “l’uomo che ride”. 

Questa, in breve, la trama generale di Gideon Falls, che prende presto al forma di un thriller-horror paranormale à la Twin Peaks o Silent Hill, con una cittadina covo di terribili segreti e minacce che rischiano di compromettere non solo la vita dei protagonista, ma quella del mondo intero. Dopo una prima pare incentrata a tenere il lettore organicamente all’oscuro, sospeso sulle terribili verità, a tratti confuso, proprio come i personaggi, la storia si dipana in maniera abbastanza classica, seppur contorta, con una corsa contro il tempo e un cattivo cattivissimo da sconfiggere. I dialoghi non sono particolarmente memorabili, ma servono con efficacia lo sviluppo dei personaggi, tutti soli, dolenti e schiacciati da un peso che non riescono a risolvere, e che solo insieme possono sperare di sciogliere una volta e per tutte, forse al costo della vita. Fin qui tutto abbastanza lineare. Quello che non è classico e lineare per niente è la narrazione visiva, e quindi la regia delle tavole e lo stile del disegno, che aggiungono uno strato di inquietudine davvero notevole e interessante, pregno di colorazioni, geometrie, ombre e segmentazioni inquietanti.

In tutto e per tutto, Gideon Falls è una serie sul senso di colpa, sulla predestinazione, sulla fede, sul peccato e sulla tenacia di fronte alle avversità. Da recuperare, soprattutto per chi ama opere come i già citati Twin Peaks o Silent Hil, ma anche Allucinazione perversa o gli scritti di King e Lovecraft.

Ora però andiamo più in profondità, nei più oscuri recessi del folle universo descritto da Lemire e Sorrentino.  

Il mare degli incubi

A parere di chi scrive, Lemire e Sorrentino costruiscono Gideon Falls sulla base di una storia di genere abbastanza consueta, innestandovi però tematiche di spessore, ad esempio fede e scienza, perdono e sacrificio, senso di colpa e vicinanza nelle avversità.

La caduta del vero Norton Sinclair, simile a quella del Faust, è in realtà la caduta di un uomo che per sete di conoscenza e potere si lascia corrompere dal male assoluto, rompendo l’equilibrio dell’universo senza capire la portata catastrofica del propio gesto. E poi ci sono le vite delle persone “normali” colte nel suo intrigo, da Danny a Angie, da Fred a Clara, da Doc Sutton alla fazione dei Villici. Tutti personaggi stoici, ma terribilmente normali, ciascuno afflitto dal proprio inferno personale: il rimorso di Fred per avere spinto una propria amante al suicidio, o l’alienazione di Danny, incapace di riconoscere ciò che è reale perché strappato alla propri famiglia e spedito in un’altra realtà, o il rimpianto di Doc Sutton e Clara per la perdita rispettivamente di un figlio e di un fratello e per non essere rimasti uniti a fronte di una tale tragedia. E tutti restano coinvolti in una predestinazione più grande di loro, in un male che li confonde e preda nelle loro paure e disagi per assumere sempre più potere. 

Da un punto di vista grafico, Sorrentino opera una magistrale rappresentazione formale dell’ossessione tramite colori acidi, ombre cupe sui volti e sui paesaggi, e sopratutto attraverso sperimentazioni estreme di regia e costruzione, con tavole, vignette e inquadrature capovolte, deformate o compromesse da geometrie e frammentazioni lisergiche che restituiscono ed esacerbano la disgregazione spazio-temporale-emotiva messa in moto dal fienile nero e dal suo oscuro manovratore. Il disagio e lo straniamento della storia e dei suoi attori, solo a tratti mitigato da contenuti momenti di ilarità o intimità, esce così dalla pagina e intacca il lettore, proprio come l’influenza malefica del fienile nero intacca tutto ciò che lo circonda. La confusione dei personaggi nel nuotare in un lago nero e trovarsi a testa in giù dall’altro lato diventa la confusione del lettore che è costretto a capovolgere il libro se vuole anche solo provare a seguire il loro viaggio. Scelte audaci, che possono non piacere, ma che danno spessore e interesse allo svolgimento dell’opera. 

In tutto questo, benché le spiegazioni siano ridotte all’osso (spiegare l’inspiegabile è di per se una illusione e una follia, quindi gli autori ci provano dando solo delle coordinate generali) la mitologia di Gideon Falls appare gigantesca, proprio perché sapientemente nascosta dietro il velo dell’irrazionale manifestatosi, esattamente come da scuola lovecraftiana e lynchana.

E nel finale, dopo aver debellato apparentemente il male, ciò che resta è l’intimità di un nucleo familiare che si ricongiunge. E con un tocco di sadico cinismo, la storia si chiude con un sorriso, un po’ troppo largo per essere naturale e per essere positivo, come a dire che i lieti fini sono illusioni, e il male è sempre in agguato, pronto a riaffiorare. Mantenerlo a bada è quindi una lotta continua, un sacrificio perenne, tanto inevitabili quanto necessari. 

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Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.

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