Amiche e amici del Capri Comics, oggi torniamo a parlare di animazione e lo facciamo consigliandovi Strappare lungo i bordi, da tutti conosciuta come “la serie di Zerocalcare”, anche se lui ci tiene sempre a riaffermare che si è trattato di un lavoro collettivo realizzato da più di 200 persone.

Scritta e diretta appunto dal fumettista romano per Netflix, questa serie animata è stata prodotta da Movimenti Production in collaborazione con Bao Publishing e riprende in parte alcune storie di Zerocalcare già apparse tra corti e fumetti. 

Ve ne parliamo freschi di prima visione, pronti a tuffarci in una seconda, perché l’opera merita davvero.

Ovviamente non faremo spoiler, perché ve la dovete guardà, ‘sta serie… ve la dovete guardà per forza… 

Un concentrato di Zero

Strappare lungo i bordi è un concentrato di tutto ciò che ha reso Zerocalcare uno dei narratori più a fuoco e interessanti dell’attuale panorama culturale italiano.

Le ansie generazionali, i drammi esistenziali, le riflessioni socio-politiche, l’umorismo osservazionale, l’ironia caustica, le aperture intimiste, il citazionismo pop, la romanità schietta e il perenne equilibrio tra pessimismo e speranza sono alcuni tra i cardini della poetica di questo autore, qui tutti magnificamente inseriti e calibrati in 6 puntate da poco più di 15 minuti l’una. 

Trama? Semplice ma densissima: la cronaca di un viaggio verso una meta ed un evento che costringono Zerocalcare stesso a confrontarsi con le proprie paure.

In mezzo ritornano le divagazioni, i ricordi e gli episodi di vita vissuta da Zero e dai suoi amici, raccontati con la sua consueta comicità romana di strada, sporca di sudori freddi e fisime che non possono fare a meno di risuonare nello spettatore.

Perché nel guardare Strappare lungo i bordi (e in generale con le opere di Zerocalcare), tu ridi, amaramente a volte, e spesso pensi “Cazzo… ma ‘sta cosa succede pure a me!”

Perdersi e ritrovarsi

Il disegno cartoonesco di Zero qui viene accompagnato da animazioni, musiche, scelte registiche, rimandi e riferimenti a mitraglia che tutti insieme vanno a creare una sorta di lungo ed ininterrotto flusso di coscienza. 

Il tutto può risultare sicuramente impegnativo, straniante e a tratti anche difficile da seguire, specie per chi non è abituato al modo di narrare di Zerocalcare. Ma, forse, il bello è proprio questo: perdersi momentaneamente nelle nevrosi ed esagitazioni dell’artista, per poi ritrovarcisi di colpo, e di colpo sentirsi capiti, connessi e forse un po’ meno soli e strambi.

Per gran parte della serie, Zero presta la voce a tutti i personaggi, tranne che uno, su cui torneremo a breve. In questa scelta torna quindi la volontà di creare un racconto diretto e vicino al pubblico, come quello di un amico che vuole raccontarci una storia, e quindi dovrà impersonarne da solo tutti gli interpreti.

Per assurdo, l’unico a parlare con una voce diversa, quella di Valerio Mastandrea, è l’Armadillo, spietata rappresentazione della coscienza del protagonista. Questa eccezione vocale incarna probabilmente l’alienazione da sé che il protagonista/autore percepisce in certi momenti difficili della sua vita quotidiana.

Menzione speciale per la colonna sonora originale by Giancane, struggente e incazzata, perfettamente sintetizzata dal brano di sigla, Strappati lungo i bordi, che con la sua forza malinconica e ribelle entra di diritto nella mia playlist. Tra gli altri ci sono poi brani di Tiziano Ferro, Billy Idol, Manu Chao, Klaxon, Gli Ultimi e Band of Horses, a volte inseriti per scopi comici e a volte per sottolineare drammaticamente un dato momento.

Conclusioni

A mio parere, i primi tre episodi sono probabilmente i migliori, dopodiché vi è un assestamento centrale che sa un po’ di filler. Le tensioni accumulate, però, deflagrano nuovamente nel finale.

Il cazzotto che Zero sferra al termine del quinto episodio colpisce dritto allo stomaco e lascia senza fiato per buona parte del sesto. Eppure, in tutto in ciò non si percepisce affatto un’intenzione di scioccare o impietosire, bensì la necessità di raccontare la realtà di un’esperienza umana, personale e altrui, ricca di pianti e risate, cose belle e cose brutte, cadute e riprese.

Insomma: ricca di vita.

Vita da affrontare, e non da schivare.

Vita che a volte fa paura e fa male, e perciò lascia cicatrici addosso, che però sono sempre meglio dell’imperturbabilità fredda e vuota.

Daje regà… guardatevi Strappare lungo i bordi, perché è davvero un gioiello: è fatta bene, fa ridere, fa piangere, fa riflettere e rappresenta un momento importante per il nostro panorama culturale. 

E speriamo anche di svolta. 

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Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.

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