Amiche e amici del Capri Comics, è da un pò che non parliamo di pupazzi, ma non perché abbia smesso di comprarne, sia chiaro.

Oggi infatti vi presentiamo Ankh, Gods of Egypt, altro successo strepitoso della CMON che chiude la “Trilogia della Mitologia” di Eric Lang.

Sono in possesso della versione Kickstarter, con moltissime chicche esclusive, di cui vi parlerò, quindi di ogni capitolo cercherò di presentare sia la versione base sia le espansioni.

Guardando la scatola/scatole

Adrian Smith regala una sontuosa illustrazione che rende le scatole molto eleganti. Se messe lì, sullo scaffale, ben illuminate… fanno davvero scena.

Chi, come me, ha preso il mega KS, si troverà invece con scatole di taglia diversa: non proprio una cosa che aiuta l’estetica del vostro scaffale.

Ma tant’è.

Oh fra stai uaddann?!

Dentro la scatola

L’organizzazione della scatola, in tutta onestà, non è granché. I token, ad esempio, non hanno un posizionamento preciso e Ankh(e) per le carte non abbiamo degli spazi consoni e soddisfacenti per la nostra OCD.

Però.

Tutto si perdona, quando i Pupazzi sono così…

Abbiamo gli Dei, protagonisti indiscussi che svettano regalmente in pose tanto iconiche quanto dinamiche. La loro imponente presenza viene resa, nel campo di gioco, in maniera davvero unica. Da soli valgono il prezzo del biglietto.

Poi ci sono i Guerrieri, sei pedine monoposa, anch’esse specifiche per divinità, che rappresentano i fedeli più cazzuti. I Guardiani sono infine esseri mitologici usati nelle partite per modificarne il corso e per dare formidabili pupazzi al proprio esercito.

Stallo all’egiziana

Sul tavolo

Cooptate da uno a quattro amici fissati con il RisiKo.

Fatto? Bene.

Appioppategli una divinità tra quelle a disposizione, dategli un’infarinatura del regolamento ed avrete così la vostra rivincita per anni di imbrogli diplomatici infami sfociati in guerre inutili e infantili.

Ankh è infatti un gioco nel quale potrete esprimere al meglio la vostra abilità strategica senza dover venire a patti con tiri di dado o pescate di carte.

Un concatenarsi di eventi e battaglie vi condurrà alla gloria, ma prima di raggiungerla dovrete affrontare persino la fusione di due giocatori che proveranno in tutti i modi a fermare l’ascesa al Monoteismo del vostro cazzutissimo Dio Cane/Gatto/Uccello o Coccodrillo che sia.

Il regolamento è davvero esplicativo e ricco di esempi, e bastano davvero pochi minuti per spiegarlo, quindi lascerò farlo a loro: lo trovate cliccando qui.

Il colpo d’occhio del tavolo è incredibilmente pulito ed invitante: le divinità sono torreggianti, e le aree di gioco, ben definite.

Una nota speciale và senza dubbio alla componentistica avuta con il KS. Le riproduzioni 3D di piramidi, templi e obelischi sono davvero imprescindibili e golose e rendono tutto incredibilmente scenico.

Mortal Kombat!

Chiudendo la scatola

Le sensazioni trasmesse dal titolo sono univocamente positive. Alla fine di ogni partita si instaura sempre una discussione costruttiva in merito alle strategie utilizzate e alle scelte intraprese in base al Dio scelto.

Mai, in nessun caso, ci si potrà appellare alla fortuna o al fato. E questo è BENE, soprattutto in un gioco COMPETITIVO.

Unico timore: il titolo presenta 5 divinità di base, con le espansioni si arriva a 12, e non credo sia necessario avere così tanta scelta. Ma se intavolato DAVVERO spesso, il gioco potrebbe assumere connotati scacchistici. E non sono sicuro che sia un MALE.

La colonna sonora, mentre montate o, ancora meglio, smontate la plancia, è una e una soltanto: questa.

E dai, dai, dai!

Ok… stiamo calmi…

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Classe '90. Farmacista per sbaglio, noto accumulatore di giochi da tavolo. Nasce e cresce a suon di Marvel e Disney e tanto basta...

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