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Pronti? Via! 

From Hell

135 anni fa, la città di Londra iniziava a venir scossa da uno dei più sconvolgenti fatti cronaca mai registrati nella storia contemporanea: i delitti di Jack Lo Squartatore. Un mistero mai risolto e vittime che non hanno mai ricevuto giustizia, raccontati più e più volte con diversi gradi di riuscita. 

From Hell, miniserie a fumetti scritta da Alan Moore, disegnata da Eddie Campbell e pubblicata tra il 1991 e il 1996, è il racconto più interessante tra quelli da me sinora fruiti ispirati a questa terribile pagina di storia. Non per la sua plausibilità nella soluzione all’enigma di Jack (ipotesi dichiaratamente implausibile) ma per il suo ritratto impietoso della società vittoriana, per la sua complessità simbolica, storica e documentaristica, e per l’umanità dei personaggi, anche i più negativi. Un libro viscerale a livelli sconvolgenti, che si apre con una dedica di Moore alle povere vittime di Jack. Poche parole, che trovo particolarmente toccanti: 

“Questo libro è dedicato a Polly Nichols, Annie Chapman, Liz Stride, Kate Eddowes e Marie Jeanette Kelly. Voi e il vostro decesso: di queste cose sole siamo certi. Buonanotte, signore.” 

Queste donne erano tutte prostitute povere e sole, uccise con folle e inconcepibile ferocia proprio a causa della propria condizione, e poi dimenticate, perché dopotutto erano pur sempre delle prostitute, povere e sole. Moore invece dedica loro un libro e le chiama “signore”, cose che pochi o nessuno avrebbero fatto nel 1888, e forse nemmeno oggi. 

Rammaricandosi che del loro scempio non abbia mai pagato nessuno, Moore procede poi a ridar voce a queste voci che nessuno ascoltava, e, seppur nella menzogna della narrazione, a ridar loro quel poco di dignità e rispetto che ogni essere umano dovrebbe sempre corrispondere al prossimo. 

From Hell è un libro da recuperare… perché? 

Perché è un colpo al cuore, allo stomaco, al cervello, un’esperienza intensa, dal peso specifico notevole, ma ideale per chi cerca emozioni forti, suggestioni sociologiche e approfondimenti storici quando legge. 

Vi è una riduzione cinematografica del fumetto, datata 2001, diretta dai fratelli Hughes e conJohnny Depp nei panni dell’ispettore Frederick Abberline,e figura di spicco nell’indagine sugli omicidi di Jack lo Squartatore. Dicasi “riduzione” sia in senso tecnico che in senso letterale: l’opera di Moore è troppo densa per essere portata a schermo in un blockbuster senza che se ne banalizzi la densità. Il film resta tuttavia un godibile thriller, con attimi di genialità dovuti alla materia originale. 

Alan Moore
Eddie Campbell

Io sono leggenda

Molte delle opere di Richard Matheson hanno segnato l’immaginario del Novecento, perché partivano (com’è consuetudine nei lavori epocali) dallo spirito e dalle catastrofi del proprio tempo. Matheson riempiva infatti i propri romanzi, racconti e sceneggiature di spunti sulla guerra, la diversità, la tecnologia, il capitalismo e la natura mostruosa che si annida nell’uomo. 

Con il suo capolavoro del 1954, I am legend, Matheson definisce definitivamente la fantascienza distopica e post-apocalittica, poi esplosa in opere di enorme successo. L’intento alla base del romanzo di Matheson era tanto semplice quanto geniale, ovvero quello di rovesciare la situazione di base del Dracula di Bram Stoker: un umano in un mondo di vampiri invece che un vampiro in un mondo di umani. Grazie a questo assunto, Matheson riflette sul concetto di normalità e mostruosità, giungendo alla conclusione che esse non siano altro che concetti di maggioranza: in un mondo popolato per la principalmente da mostri è l’essere umano a diventare eccezionale e quindi un “mostro”, anche nel senso latino del termine, cioè “monstrum”, vale a dire un “portento”, un “prodigio”. In una tale condizione, l’ultimo essere umano sulla terra è per definizione leggenda, un relitto di un’epoca passata, un soggetto su cui intessere storie e timori reverenziali per il futuro della nuova razza che ha ereditato la terra.  

In un romanzo tutto sommato breve (200 pagine appena), Matheson riesce a condensare in maniera folgorante tutta la tragedia di un’umanità già sull’orlo del baratro ben prima del virus vampirico catastrofico portato dai pipistrelli… (già… dai pipistrelli). Una tragedia incarnata dal protagonista, Robert Neville, che dopo essere stato tragicamente alle prese con la depressione, le pulsioni e il senso di colpa del sopravvissuto isolato e solo, riesce in qualche modo a sopravvivere, organizzarsi e abituarsi alla propria situazione. Tuttavia, il suo adattamento “darwiniano” è soltanto un’illusione, destinata ad infrangersi contro la nuova realtà, mostruosa per lui, normale per tutti gli altri.

Io sono leggenda è un libro da recuperare… perché? 

Perché sta alla base di quasi tutta la fantascienza e l’horror odierni… ed è sempre interessante capire da dove proviene ciò che funziona e vende oggi.

Il cinema ha attinto più volte a Io sono leggenda, anche senza citarlo direttamente. La saga dei morti viventi di George Romero assorbe lo spirito de romanzo e lo carica ancora di più di riflessioni socio-politiche. Da recuperare.

L’adattamento del 2008, diretto da Francis Lawrence e con Will Smith nei panni di Robert Neville, è invece il classico esempio di banalizzazione e diluizione hollywoodiana di un’opera immortale. Da evitare. 

FRANCE – MAY 12: Richard Matheson, author in France on May 12, 2000. (Photo by Xavier ROSSI/Gamma-Rapho via Getty Images)

All of the Marvels

In questo interessantissimo saggio, purtroppo disponibile solo in inglese per il momento, il giornalista, critico, scrittore e insegnante Douglas Wolk crea un approfondito ma agile resoconto di tutte le storie targate Marvel Comics. 

Dopo aver letto oltre 27.000 fumetti della Casa delle Idee, Wolk ha infatti messo insieme una rivelatoria ma anche amichevole guida a quella che lui definisce come una sorta di unica ed ininterrotta epica di svariati milioni di pagine, ormai centrale nella cultura americana. 

Nel 2022, il libro si è aggiudicato l’Eisner Award come miglior libro legato ai fumetti, e meritatamente, perché Wolk riesce, in un saggio denso ed informativo, ma scorrevole e mai pedantemente accademico, a sintetizzare chiaramente l’evoluzione del fenomeno Marvel, e come essi abbia attraversato, a volte interpretato, a volte addirittura ispirato più di 60 anni di storia statunitense. Non solo: nel tracciare questa vera e propria epica contemporanea, l’autore inserisce anche degli amabili momenti biografici, perché la lettura e la collezione dei fumetti sono stati parte della sua vita fin dalla più tenera età, con decine di ricordi legati a questa passione. 

Tra paure sociali riprocessate e stampate su celluloide, tra successi e fallimenti, tra azzardi lungimiranti e retroguardie imbarazzanti, tra intrighi legali ed editoriali e dispute di paternità che valgono milioni di dollari, la storia della Marvel rendicontata da Wolk risulta a tratti più intrigante del più intrigante albo Marvel… sicuramente quelli odierni. Senza contare le riflessioni sul linguaggio, visivo e verbale, trasformatosi nei secoli per raccontare storie di eroi umani, colmi di dubbi e peccati.

Se masticate l’inglese, All of the Marvels è un libro da recuperare… perché? 

Perché se se siete appassionati di Marvel e volete conoscere dettagli, rimandi e suggestioni, vi aprirà un mondo nuovo e sorprendente dentro un mondo nuovo e sorprendente, fatto di mondi nuovi e sorprendenti. 

Una matrioska di sorprese e di viaggi insomma, che prova a spiegare i perché e i per come di uno dei più grandi fenomeni culturali del nostro tempo, che sopratutto nella sua versione cinematografica (dicasi Marvel Cinematic Universe) influenza da decenni e in maniera massiva la produzione mondiale di film e serie tv.

Douglas Wolk

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Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.

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