Dopo una vita straordinaria, costellata di trionfi, domenica scorsa, 17 ottobre, ci ha lasciati Robin Wood, uno dei più grandi sceneggiatori di fumetti della scuola argentina e non solo.

Nella nostra mente rimane però un’eredità di ricordi, esemplificata dai tantissimi personaggi a cui Wood ha dato vita nel corso della sua lunga carriera, da Dago a Nippur, da Martin Hel a Gilgamesh, da Savarese ai legionari di Qui la Legione. Un autore dalla straordinaria prolificità, insomma, manifestasi anche attraverso numerosi pseudonimi.

Ho avuto il piacere di conoscerlo ad una Lucca Comics, nel 2012, e ne ricordo ancora la cordialità e la gentilezza in uno stand pieno zeppo di curiosi e ammiratori, dove non si tirava mai indietro per una parola, un autografo o una stretta di mano al fianco del disegnatore Gomez.

Sulle pagine di Skorpio e Lanciostory ho scoperto, conosciuto e amato alcuni dei suoi personaggi più iconici, come il giovane nobile Cesare Renzi, che calandosi nelle calli e negli intrighi di Venezia diventerà Dago, il gianizzero nero, dopo una notte di sangue e dopo aver affrontato vari pericoli e peripezie. 

Oppure mi son calato negli abiti sumeri di un guerriero che, cavalcando per le sabbie del deserto, combatte contro gli Ittiti a fianco dell’incorruttibile Nippur di Lagash, e ancora ho accompagnato l’immortale Gilgamesh nella sua epopea rivisitata che attraversa il tempo e lo spazio nella maniera magistrale che solo Wood sa raccontare. 

Ma di personaggi e di ricordi legati a questo autore ce ne sono molti, troppi, impossibile citarli tutti. 

E allora mi limito a dire grazie, immortale Robin, grazie per tutti gli eroi e i sogni che ci hai lasciato e che cavalcheranno con noi ancora a lungo. 

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