Amici e amiche del Capri Comics, quest’oggi vi parlo di un albo a cui sono particolarmente affezionato: Paperdinastia di Don Rosa, basato sulle storie edite da Carl Barks.

L’autore

Don Rosa, diminutivo di Keno Don Hugo Rosa, nasce nel 1951 a Luisville nel Kentucky, e suo nonno ha origini italiane. Inizia la sua carriera fumettistica come semplice hobbista, creando personaggi e collaborando con dei giornali locali, ma è nel 1986 riesce finalmente a coronare la sua più grande ambizione: disegnare storie Disney su Paperon de Paperoni, in quanto grande appassionato di Carl Barks, il creatore del personaggio, di Paperopoli e di molti dei suoi abitanti più iconici. Come omaggio al maestro Don Rosa ha infatti inserito in diverse vignette, come “easter egg” camuffato, la sigla D. U. C. K, che oltre alla semplice traduzione in “papero” è anche l’acronimo di Dedicated to Uncle Carl by Keno, ovvero “Dedicato allo zio Carl da Keno”. Da qui è nato il soprannome con cui Barks è passato alla storia del fumetto: “l’uomo dei paperi”.

La storia

Pubblicata nel 2000, Paperdinastia, conosciuta anche come “La saga di Paperon de Paperoni”, raccoglie varie storie che vanno a narrare la biografia del famoso papero, dalla sua infanzia nella Scozia del 1867, fino a quella che è stata la sua primissima apparizione nel mondo fumettistico nel Natale del 1947 con la storia Paperino e il Natale sul Monte Orso. I primi dodici capitoli comprendono quest’arco narrativo ricostruito attraverso l’utilizzo degli elementi più salienti delle tavole di Carl Barks, rielaborandoli e ordinandoli cronologicamente in modo da creare un racconto coeso, il tutto mischiato con eventi storici reali per rendere il tutto più autentico e verosimigliante. In questo modo Don Rosa è riuscito a creare l’opera più completa di tutte.

La storia comincia, come detto prima, in Scozia, per la precisione a Glasgow, dove vediamo un Paperone bambino e suo padre Fergus de Paperoni alle prese con le difficili condizioni economiche della famiglia, che a stento riesce a mantenersi. Loro sono gli ultimi del Clan De Paperoni, nobile e antica famiglia ormai in rovina e costretta a subire più volte le angherie del clan rivale Wiskerville, che usano impunemente i loro vecchi territori come pascoli per le pecore. Il protagonista inizia a lavorare come lustrascarpe per poter aiutare la famiglia con le spese ed è in quel frangente, con la sua primissima paga, che entra in possesso del decino americano che diventerà la sua famosa “Numero uno” e che ispirerà la sua massima: “Sarò il più duro dei duri e il più furbo dei furbi”, un monito a sé stesso di tenere sempre gli occhi aperti e non farsi imbrogliare.

Dopo aver messo da parte una quantità sufficiente di denaro (dimostrando anche di avere sin da allora il naso per gli affari) ed aver anche dato una lezione ad alcuni Wiskerville che stavano saccheggiando il cimitero di famiglia, ispirato sempre dal decino parte per l’America, dove incontrerà suo zio Fergus “Manibuche” de Paperoni, capitano di un battello fluviale. Da lì inizia un grande viaggio in giro per il mondo in cerca di fortuna, attraverso continui fallimenti e risollevamenti, dal Mississippi al selvaggio west, dal Transvaal sudafricano all’Australia, fino a giungere al Klondike in Alaska, dove la sua attività di cercatore d’oro lo porterà alla scoperta di un altro dei suoi tesori più iconici: la pepita d’oro “Uovo d’anatra”, così soprannominata per via delle sue dimensioni, che sarà la base per la sua futura ricchezza, ma anche l’inizio di un percorso interiore che lo porterà a fare i conti anche con sé stesso e a comprendere il vero significato di ricchezza. Nel corso di questa grande avventura Paperone incontrerà diversi personaggi, alcuni realmente esistiti, come Jessie James, Theodore Roosevelt e Wyatt Earp, altri invece che diventeranno alcuni dei suoi antagonisti ricorrenti in altri albi, come la Banda Bassotti e Cuoredipietra Famedoro, ma anche quella che finora è l’unica papera riuscita a fare breccia nel suo cuore: Doretta Doremì.

Dopo questi primi dodici capitoli il volume ne comprende altri sei aggiunti proprio da Don Rosa. Alcuni di essi sono dei flashback che vanno ad approfondire ulteriormente quanto visto nei capitoli precedenti, altri invece sono delle nuove avventure in cerca di altri tesori, stavolta in compagnia dei nipoti Paperino, Qui, quo e qua.

Perché consiglio questo albo

Oltre ad essere cresciuto con la Disney, ho sempre adorato le avventurose cacce al tesoro di Zio Paperone, ma col tempo quello che mi ha fatto più affezionare all’opera sono i messaggi che è possibile leggere all’interno del viaggio del protagonista, come l’invito a non abbattersi mai e rialzarsi nonostante i fallimenti, il valore dell’onestà (infatti, anche se tirchio, Paperone non si è mai sognato di guadagnare illegalmente), ma anche a non lasciare che i nostri sogni si tramutino in ossessione, col rischio di minare quella che dovrebbe essere la vera ricchezza: i nostri ricordi, le nostre esperienze e soprattutto l’affetto delle persone a noi care, facendoci anche comprendere l’effettivo perché lui ami così tanto il mare di monete che conserva nel suo deposito. Inoltre un’ulteriore chicca che ho assai apprezzato all’interno dell’albo è la presenza di tutto l’albero genealogico della famiglia dei paperi, che non comprende solo il clan De Paperoni, ma si intreccia con altre due famiglie: i Duck e i Coot, questi ultimi sono i fondatori di Peperopoli. Grazie ad esso i lettori potranno saperne di più, insieme a quanto letto nella storia, sulle origini della città e di molti dei suoi personaggi di punta con le loro rispettive parentele. Se siete appassionati delle storie di Paperone, dei fumetti Disney in generale o se cercate una storia avventurosa di crescita e formazione, vi consiglio caldamente di recuperarlo, merita moltissimo.

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Classe ’96. Appassionato di antichità e laureato in Archeologia e Storia delle Arti. Amante del fantasy, dai libri ai GDR, e con l’hobby del disegno. Quando vide la sua prima miniatura dipinta a mano fu un colpo di fulmine: da allora, la sua spada è il suo pennello, con cui dipinge le sue armate.

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