Amiche e amici del Capri Comics, anche in questa afosa domenica di giugno, da passare, per chi può, a mollo al mare o in piscina, non abbiamo voluto bucare il nostro consueto appuntamento settimanale, dedicandolo ad un argomento finora inedito in questo nostro piccolo spazio digitale: l’animazione.

Vogliamo infatti parlare di Luca, 24° lungometraggio targato Disney Pixar, uscito lo scorso 18 giugno sulla piattaforma di streaming Disney+ e diretto dall’italianissimo Enrico Casarosa. Un film che ha scaldato il cuore di chi vi scrive al punto da volerlo subito rivedere, in modo tale da poterne scrivere con maggiore cognizione.

I protagonisti, Luca, Alberto e Giulia.

Tuffiamoci allora alla scoperta di questo piccolo gioiello, che spero di poter rivedere presto sul grande schermo, perché ritengo che la sua dolce magia meriti di vivere anche nelle sale.

Trama e ambientazione

Il film narra la storia di Luca Paguro (doppiato da Jacob Tremblay), una timida creatura marina pre-adolescente desiderosa di sfuggire alla monotonia della vita sottomarina ed esplorare il mondo degli umani, da sempre descrittogli dagli apprensivi genitori come un luogo pericoloso e quindi da evitare ad ogni costo.

Dopo aver fatto amicizia con l’impavido coetaneo Alberto Scorfano (Jack Dylan Grazer), che già da tempo vive in superficie, Luca troverà il coraggio di aprirsi alle novità degli umani, sperimentandole dapprima con l’impaccio di un pesce fuor d’acqua (letteralmente) e poi, via via, con crescente meraviglia e curiosità.

Le creature marine come Luca riescono infatti a mutare il proprio aspetto una volta asciutti, diventando in tutto e per tutto simili agli esseri umani, almeno finché la loro pelle non viene nuovamente bagnata. Questa capacità porterà a gag e situazioni nelle quali i due giovani protagonisti, giunti nell’immaginaria cittadina portuale di Portorosso, dovranno fare di tutto per non farsi scoprire. Gli abitanti del paese sono infatti quasi tutti pescatori, ed alcuni di loro sono molto ansiosi di catturare i cosiddetti “mostri marini” che, dal loro punto di vista, infestano le loro acque.

La cittadina di Vernazza, in provincia della Spezia, è stata una delle principali ispirazioni per Portorosso

Per chi scrive, Luca è un film italiano DOC, ma non soltanto perché il suo regista è italiano e la sua trama si ambienta interamente in Italia, e per la precisione sulla costiera ligure tra gli anni ’50 e gli anni ’60.

Ciò che rende marcatamente italiano lo spirito di Luca sono la misura, l’attenzione e l’amore posti nella ricostruzione della sua ambientazione e della relativa atmosfera, dall’ecosistema alle architetture del Mediterraneo, dai colori alle tradizione nostrane, fino all’inserimento di canzoni di Mina, Edoardo Bennato, Gianni Morandi e tanti altri. Il tutto passando da un utilizzo concreto e appropriato della lingua italiana, anche nella versione inglese.

Portorosso

Una rappresentazione equilibrata e veritiera, quindi, spogliata dai facili stereotipi che spesso vengono adottati per simulare il “mood” di un paese e di una cultura fortemente caratterizzati, come nel caso dell’Italia.

In Luca non ci sono simulazioni o dissimulazioni: il suo cuore è italiano, e per questo vi consigliamo caldamente di recuperarlo.

Ma non solo per questo.

Temi

Luca è un film semplice, cristallino, palesemente indirizzato ad un pubblico di giovanissimi, a partire dalle forme cartoonesche e tondeggianti dei suoi personaggi. Tuttavia, è un un’opera capace di parlare anche agli adulti, sempre che gli adulti vogliano ascoltare.

Gli avvenimenti sono difatti inquadrati ad altezza bambino, e sono quindi pregni della purezza e dell’intensità che i bambini immettono, d’istinto, nella vita di tutti i giorni. Purezza e intensità istintive che gli adulti sanno riconoscere e capire, perché, probabilmente, sono appartenute anche a loro.

E poco importa che i due protagonisti provengano da un altro mondo rispetto agli umani: uno dei temi principali del film è infatti proprio l’accettazione del diverso, la tolleranza verso chi inizialmente non capiamo, ma che poi non è davvero poi così distante da noi, perché in fin dei conti tutti amiamo, tutti sogniamo, tutti vogliamo un posto nel quale essere noi stessi, in libertà.

Luca e Alberto sullo sfondo di Portorosso

La libertà è infatti l’altro grande tema dell’opera di Casarosa. In un primo momento, Luca e Alberto identificano la libertà soltanto come una fuga da ciò che li opprime: per il primo il controllo asfissiante della madre, per il secondo la solititudine. Questo loro desiderio trova quindi un iniziale traguardo nel possesso di una Vespa, simbolo di spensieratezza e indipendenza.

Poi, però, grazie all’amicizia di Giulia, una ragazzina determinata a vincere l’annuale gara cittadina, ponendo così fine al “malvagio regno dell’ingiustizia” dell’insopportabile bulletto Ercole, quel desiderio di libertà perde a poco a poco i caratteri della fuga da tutto e tutti. Prima Luca, e Alberto poi, capiscono che la vera libertà non è data da un oggetto che ti porta lontano, ma dalla curiosità, dalla voglia di imparare e dall’amicizia e dalla fiducia di chi amiamo, e che ci ama a sua volta.

Molto interessanti sono quindi i vari cambiamenti che i protagonisti (e non solo) affrontano nel corso della storia, ad esempio la trasformazione dei “tritoni” in umani, che potrebbe rappresentare il periodo della pubertà o anche soltanto l’adattarsi a contesti diversi, uscendo dalla propria comfort zone ed imparando emozionarsi di nuovo.

Conclusioni, ovvero: come ho vissuto “Luca”

Insomma: Luca è il film delle estati al mare, sfrenate e ricche di avventure. È il film dei primissimi palpiti dell’età adulta, che si affaccia inaspettatamente nello spirito del ragazzino, scombussolandolo e facendogli intuire la forma del mondo, una forma che forse ad un primo e secondo e terzo sguardo può mettere paura, ma che già dal quarto ci riempie di emozioni che non vediamo l’ora di esplorare a fondo.

Perdonerete queste conclusioni personali (o forse personalistiche), ma Luca mi ha chiaramente ricordato le mie estati d’infanzia, tra batterie di tuffi spericolati, gare di nuoto o di respiro sott’acqua ed esplorazioni improvvisate di pinete e fortini misteriosi. Mi ha ricordato il fiorire delle prime cotte e l’intrecciarsi di nuove amicizie sotto il sole cocente, alcune delle quali durano tutt’ora, mentre altre, per un motivo o per un altro, mi hanno accompagnato solo per un’estate o due… ma non per questo erano meno vere e intense, nel momento.

Sì, perché l’estate da bambini era una strana dimensione, vero?

Durava un’eternità, ma quando finiva e bisognava tornare a scuola, ti rendevi all’improvviso conto che era… volata… e non vedevi l’ora che tornasse. Anche se il caldo lo detestavi, come me. Ma quanto era bello tutto il resto. E quanto è bella la nostalgia quando ci ripensi. Almeno per me.

Il Faro di Anacapri. Foto di Mario Coppola.

Luca forse non resterà saldo nella storia dell’animazione, ma sicuramente resterà saldo nel mio cuore.

Come diceva il buon vecchio Pascoli: “È dentro noi un fanciullino che non solo ha brividi […] ma lagrime ancora e tripudi suoi”.

Luca è riuscito a stimolare in me quei “brividi”, quelle “lacrime” e quei “tripudi”, facendomi tornare brevemente un ragazzino spensierato che gioca coi suoi amici sul bagnasciuga di una spiaggia amata, come se da ciò dipendesse il destino di ogni cosa.

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Classe ‘92. Laureato in/appassionato di: lingue, letterature e culture straniere. Giornalista pubblicista, divoratore di storie, scribacchino di pensieri propri e traduttore di idee altrui.

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