Benvenuti nella rubrica la scienza dei Pokémon!1

In questa rubrica affronteremo l’affascinante mondo Pokémon con un approccio inusuale marcatamente scientifico, un’analisi che potremmo definire “assolutamente non necessaria” per un gioco per bambini (sebbene appassioni schiere di adulti).

L’obiettivo è duplice: divulgare la cultura scientifica a un pubblico eterogeneo e celebrare un aspetto cruciale del franchise da sempre orientato verso tematiche naturaliste.

Analizzeremo come in questo mondo immaginario, vi siano collegamenti a discipline reali e complesse, che spaziano in tutte le scienze naturali. Tra i temi che esploreremo figurano l’evoluzione (quella darwiniana e quella Pokémon), la convergenza evolutiva, le forme regionali, i cambiamenti climatici, la formazione dei continenti, i Pokémon fossili.

In questo primo articolo, utilizzando i moderni metodi classificativi, ci concentreremo su una nozione basilare ma spesso ostica: il concetto di specie, per stabilire cosa potrebbero essere i Pokémon qualora fossero creature reali.

La Specie come archetipo naturale

Il tentativo di dare ordine al caos del mondo circostante è per l’essere umano, in quanto entità pensante, una delle sue più antiche prerogative. Da questa necessità intrinseca trae origine gran parte del pensiero umano, spaziando dall’ambito metafisico, che tocca il concetto del divino, a quello più squisitamente scientifico, il quale con il progredire delle conoscenze è divenuto centrale in questo sforzo di sistemazione. Mentre discipline come la Matematica e la Fisica forniscono gli strumenti per costruire modelli su come funziona l’universo, le scienze naturali si concentrano primariamente sull’atto di identificare, catalogare e classificare ciò con cui interagiamo e tocchiamo con mano.

Lo strumento di classificazione più basilare, discreto e immediato è il concetto di specie, definita come “la più piccola unità evolutiva indipendente“. Riflettendoci, qualsiasi persona al mondo coglie istantaneamente che animali come un leone e un pesce sono entità naturali distinte e inconfondibili. A queste forme di vita facciamo riferimento quasi come a unità di base archetipiche del nostro pensiero. La loro onnipresenza nell’immaginario collettivo lo dimostra, dai segni zodiacali alle creature mitologiche, le quali spesso altro non sono che un mix di animali esistenti. È in questo contesto di fantasia del mondo naturale che si inserisce quello dei Pokémon. Queste creature traggono ispirazione da entità discrete del mondo animale e vegetale, unitamente agli elementi e le forze primordiali della natura da cui derivano i 18 tipi dei Pokémon. Quest’ultimo elemento è ispirato dalla filosofia buddista giapponese del Godai (五大), o “Cinque Grandi Elementi2.

Non è sempre facile riconoscere una specie

Considerando  quanto detto, sembrerebbe che la distinzione tra i vari animali sia adoperata seguendo un criterio morfologico, ovvero un raggruppamento in base a caratteristiche anatomiche o fisiche simili e distinguibili da altri gruppi sulla base di differenze significative nella forma o nella struttura. Tuttavia, la distinzione tra queste “unità discrete” non è sempre così immediata. Questo accade specialmente quando prendiamo in esame specie tra loro molto simili o addirittura identiche, come per le specie criptiche3.

Prendendo come esempio la somiglianza tra la Talpa Marsupiale australiana (Notoryctes typhlops) e la Talpa europea (Talpa europaea). Sebbene queste due creature condividano molti tratti anatomici quali: un corpo cilindrico e tozzo, arti anteriori robusti e larghi, occhi atrofizzati e un muso a punta, tutte caratteristiche utili per una vita fossoria, sono in realtà estremamente distanti geneticamente. La prima è un marsupiale4, mentre la seconda appartiene al grande gruppo dei placentati5.

L’etologia6 e la pressione ambientale hanno plasmato la loro forma corporea, rendendole molto simili per convergenza evolutiva7. Se ci basassimo unicamente sul criterio morfologico, l’unico elemento che distinguerebbe fortemente questi animali sarebbe l’assenza o presenza del marsupio.

Queste evidenti somiglianze morfologiche non sono però indicative di una stretta parentela, in quanto caratteristiche derivate, evolute indipendentemente per adattamento. Al contrario, la sacca marsupiale è un carattere ancestrale8 con un peso identificativo molto maggiore.

Dunque, non tutti i tratti morfologici hanno lo stesso peso nella classificazione. È necessario, quindi, stabilire un criterio oggettivo e non ambiguo, per stabilire la validità della specie.

(Un maggiore approfondimento su come si distinguono i caratteri ancestrali da quelli derivati e sul ruolo della filogenesi, verrà trattato nell’articolo dedicato all’evoluzione).

Il Concetto di Specie da vari punti di vista

Oltrepassando i limiti del criterio morfologico, strumento indispensabile per i paleontologi che non dispongono di campioni viventi, si introduce il concetto biologico di specie. Secondo questo modello, gli individui appartengono alla medesima specie solo se sono in grado di accoppiarsi tra loro e generare una prole fertile. Esiste anche un criterio ecologico, che definisce la specie in base alla sua nicchia ecologica9 ma anch’esso è collegato alla “qualità” della prole, ovvero la fitness, capacità di adattamento ambientale. Queste definizioni necessitano di un prerequisito fondamentale, la differenziazione genetica possibile in natura solo grazie a un isolamento riproduttivo. Questo isolamento garantisce l’interruzione del flusso genico tra le popolazioni, mantenendo l’integrità genetica, e quindi l’unicità di ciascuna specie.

L’architettura di tale integrità risiede nel DNA, dove l’informazione ereditaria è organizzata in coppie di cromosomi che custodiscono il piano strutturale dell’organismo. Poiché il numero e la forma dei cromosomi variano tra le diverse specie, il successo della riproduzione sessuata dipende strettamente dalla compatibilità dei genitori: che devono possedere corredi cromosomici simili e numericamente uguali. Durante l’accoppiamento, i gameti (cellula uovo e spermatozoo) fondono i propri set singoli per generare un nuovo individuo con un corredo genetico completo, a coppie e rimescolato.

(Per un approfondimento sulla struttura del DNA10)

Quando questa stabilità genetica viene interrotta, si innesca la speciazione: il processo attraverso cui una specie si diversifica in due o più lignaggi distinti. Tale fenomeno può scaturire sia da barriere spaziali, come la creazione di sbarramenti geografici, sia da una differenziazione genetica che avviene all’interno del medesimo ambiente.

(Per un approfondimento sui tipi di speciazione11)

In entrambi i casi, il motore del cambiamento è il tempo. Mutazioni infinitesimali nelle sequenze del DNA, accumulate e perpetuate per generazioni, portano due gruppi un tempo affini a perdere la compatibilità riproduttiva. Che si tratti dell’impossibilità di generare un uovo o della nascita di una prole sterile, l’isolamento riproduttivo sancisce la divisione definitiva: senza l’interruzione del flusso genico, infatti, le differenze genetiche verrebbero continuamente riassorbite, impedendo la formazione di una nuova specie.

Arriviamo quindi al cuore di questo articolo: come potrebbero essere classificati i Pokémon secondo un criterio scientifico? È possibile che i criteri attuali che utilizziamo nello studio della vita siano essi biologici, morfologici o ecologici, possano in qualche modo aderire alla definizione di queste creature, pur con la necessaria “sospensione dell’incredulità”? La risposta a questa domanda ci costringe inevitabilmente a interrogarci su cosa siano realmente questi affascinanti mostriciattoli.

Il Pokedex

Lo strumento classificatorio per eccellenza nel mondo Pokémon è il Pokédex. Storicamente, esso applica un criterio basato sulle caratteristiche peculiari di ogni creatura. Fino alla sesta generazione, la dicitura “Specie” (poi sostituita con Categoria) identificava in modo univoco i Pokémon: ad esempio, Bulbasaur è inserito nella categoria “Pokémon Seme“, Garchomp come “Pokémon Mach” e Chansey come “Pokémon Uovo“.

Occasionalmente, la Categoria può essere condivisa o da Pokémon appartenenti alla stessa linea evolutiva, anche Ivysaur e Venusaur, infatti, sono “Pokémon seme” o da alcuni molto differenti, come per Torterra e Groudon, entrambi classificati come “Pokémon Continente“, pur non condividendo né caratteristiche morfologiche né una compatibilità riproduttiva. Quest’ultima è un palese caso di omonimia12 e non il tentativo di definizione di una specie unica.

Una problematica delle categorie Pokémon è che ammetterebbero la trasformazione di una specie in un’altra nell’arco di poche ore di gioco, ad esempio da Charmander Pokémon Lucertola” a Charmeleon Pokémon Fiamma“, quando l’evoluzione di una specie è un processo che necessita di tempi geologici. A questo si potrebbe ovviare, accorpando le diverse categorie di una linea evolutiva in un’unica specie. Nonostante questa accortezza, si arriva comunque ad una classificazione poco adatta a rispecchiare la vera natura dei Pokémon. Infatti, sebbene distingua i vari Pokémon in modo immediato sul piano visivo, non rispetta la condizione di unità discrete e indipendenti necessaria per la definizione di una specie. Questo perché molti Pokémon, seppur diversissimi sul piano estetico, possono accoppiarsi tra loro e generare prole, tramite uova, essendo quindi tra loro dal punto di vista genetico strettamente correlati.

Per trovare un fondamento scientifico più solido, dobbiamo abbandonare la classificazione descrittiva del Pokédex ed analizzare come avviene il concepimento di un Pokémon.

L’accoppiamento Pokémon

Sebbene la questione della nascita dei Pokémon sia stata trattata con la dovuta delicatezza (per ovvie ragioni

legate al target giovanile), fin dalla seconda generazione è stata introdotta la meccanica dell’Uovo Pokémon.

Il fulcro del sistema riproduttivo risiede nella Pensione Pokémon, dove il giocatore può depositare due esemplari. La prole viene generata a patto che i soggetti siano di sesso opposto e appartengano allo stesso Gruppo Uovo, oppure che uno dei due sia Ditto, il “jolly” genetico universale.

Il messaggio di compatibilità viene comunicato dal gestore della struttura attraverso messaggi criptici, ormai divenuti iconici per ogni appassionato:

  • I due vanno d’accordo: indica una forte compatibilità riproduttiva, tipica di due esemplari diversi dello stesso Pokémon.
  • Pare che i due non si piacciano proprio: i soggetti siano comunque compatibili, avendo un Gruppo Uovo in comune, ma avranno una probabilità più bassa di generare un Uovo.

La compatibilità aumenta se gli allenatori originari dei Pokémon sono differenti. Il messaggio che indica una non-compatibilità preferiscono giocare con altri piuttosto che insieme” viene comunicato se i Pokémon sono dello stesso sesso, vi sono individui asessuati o che non si riproducono affatto, o sono appartenenti al Gruppo Uova “Sconosciuto”, oppure, più significativamente, se i due esemplari depositati appartengono a Gruppi Uova differenti.

Una volta ottenuto l’uovo e passato un discreto periodo di tempo, che il gioco valuta tramite i passi del giocatore effettuati in game13, l’uovo si schiuderà dando alla luce un esemplare la cui categoria sarà la forma base del Pokémon materno, ad esempio una femmina di Venusaur genererà sempre un uovo di Bulbasaur anche se il genitore maschio è un Charizard o un Blastoise14, senza avere alcuna caratteristica ibrida almeno sul piano morfologico. In un futuro articolo parleremo di come sia spiegabile da un punto di vista genetico tale fenomeno ed azzarderemo un modello genetico dei Pokémon.

L’elemento cardine della riproduzione Pokémon risiede nei Gruppi Uova: 15 nella serie principale più l’eccezione del gruppo “Sconosciuto“, che fungono da veri e propri bacini di compatibilità. Tali raggruppamenti costituiscono vasti insiemi di Pokémon tra loro interfecondi, i quali condividono tendenzialmente affinità morfologiche o, più frequentemente, analogie di habitat e di etologia. È importante sottolineare che, sebbene alcune di queste categorie richiamino il Tipo del Pokémon, quest’ultimo rimane una variabile rilevante esclusivamente ai fini delle meccaniche di lotta, risultando del tutto ininfluente sul piano riproduttivo.

Questo sistema presenta un meccanismo di compatibilità così elastico da mettere in crisi qualsiasi criterio classificativo. Un esempio lampante è la compatibilità tra un maschio di Wailord (il “Pokémon megabalena”, che può raggiungere i 14,5 m e pesare 398 kg) e una femmina di Skitty (il “Pokémon micio”, con 0,6 m e 11 kg). Essendo entrambi inclusi nel Gruppo Uova Campo, il loro accoppiamento è possibile. Per quanto assurda, questa unione trova almeno un debole punto di contatto biologico: entrambi sono ispirati a mammiferi. Ben più aberrante, ed immotivata, è la possibilità che Pokémon come Gardevoir (ispirato a una graziosa ed eterea ballerina) possa generare un uovo incrociandosi con Muk (una melma putrida e maleodorante). La loro compatibilità è basata sull’appartenenza al Gruppo Uova Amorfo.

Utilizzando questo ragionamento basato sul criterio di interfecondità, si potrebbe giungere alla provocatoria conclusione che, dei 1025 Pokémon diversi attualmente esistenti, solo sedici siano le vere entità discrete o specie autentiche: ovvero i vari Gruppi Uova. I Pokémon, anziché essere specie rigorosamente separate, sembrano dunque appartenere a un vastissimo continuum biologico.

Questa semplificazione estrema viene tuttavia scardinata dall’esistenza di Pokémon appartenenti a due Gruppi Uovo distinti. Esempi come Sceptile (Mostro/Drago), Cinderace (Campo/Umanoide) o Rhydon (Mostro/Campo) dimostrano come la doppia appartenenza agisca da vero e proprio ponte riproduttivo. Sebbene Sceptile e Cinderace non siano direttamente interfecondi, essi possono condividere un legame genetico indiretto attraverso Rhydon, che funge da elemento di congiunzione.

Un caso ancora più emblematico coinvolge Pyukumuku (ispirato a un cetriolo di mare, Gruppo Acqua 1) e Mightyena (basato su una iena, Gruppo Campo). Nonostante l’abisso morfologico, un Pyukumuku può teoricamente discendere da un Mightyena attraverso la mediazione di Psyduck, il quale, appartenendo a entrambi i gruppi (Acqua 1 e Campo), connette il mondo degli invertebrati marini a quello dei mammiferi terrestri.

Il risultato è un flusso genico che travalica i confini dei singoli raggruppamenti, rendendo possibile l’incrocio tra creature apparentemente incompatibili, questa fitta rete di interconnessioni trasforma l’intera popolazione Pokémon in un’unica, gigantesca comunità biologica interconnessa, dove è teoricamente possibile tracciare un percorso riproduttivo tra quasi la totalità delle specie esistenti.

È Davvero Riproduzione?

A fronte della nostra analisi sull’interfecondità, una legittima obiezione sorge spontanea: i Pokémon si incrociano in senso stretto, o la nascita è piuttosto una sorta di rito magico senza scambio di informazione genetica?

Si potrebbe ipotizzare che il nascituro sia generato unicamente dalla madre (da cui infatti eredita la categoria), e che il padre contribuisca soltanto donando una generica “forza vitale”, senza che il nascituro ne condivida i tratti e senza avere necessariamente una affinità genetica. Analizzando però le meccaniche di gioco questa ipotesi viene smontata. Il nascituro riceve inequivocabilmente informazioni genetiche dal genitore maschile, come dimostra l’ereditarietà di diverse caratteristiche fondamentali che dirigono le capacità combattive di un Pokémon.

La Prova di una genetica Pokémon, i tratti ereditari

Osservando un Pokémon nella squadra o nel Box, notiamo che ogni esemplare è definito, oltre che dal set di mosse, da sei statistiche fondamentali: PS, Attacco, Difesa, Attacco Speciale, Difesa Speciale e Velocità15. Il valore numerico di ciascuna statistica è il risultato dell’interazione tra quattro fattori chiave:

  • Statistiche Base: rappresentano il potenziale intrinseco della specie; un Tauros, ad esempio, avrà sempre un’inclinazione naturale per l’Attacco fisico rispetto a quello Speciale.
  • Natura: un tratto fisso che potenzia una statistica specifica applicando, al contempo, un malus a un’altra (fatta eccezione per i PS).
  • Punti Allenamento (EVs): l’unica variabile influenzabile dal giocatore attraverso i combattimenti e l’allenamento mirato.
  • Valori Individuali (IVs): parametri unici e immutabili per ogni singolo esemplare, generati casualmente al momento dell’incontro di un Pokémon selvatico o della generazione di un Uovo.

Questi ultimi variano da 0 a 31 per ciascuna delle sei statistiche principali e sono unici per ogni esemplare agendo come un potenziale innato: avere IV alte in Attacco, ad esempio 31, significa che, a parità di tutti gli altri fattori, quel Pokémon avrà il valore di attacco massimo possibile per la sua categoria base e natura.

Le IV funzionano come una vera e propria impronta genetica, tre dei sei valori totali vengono ereditati dai genitori, mentre i restanti sono generati casualmente. Questa trasmissione ricalca l’ereditarietà dei geni nel mondo reale, confermando l’esistenza di un effettivo scambio di informazione genetica. A supporto di questa tesi vi sono altri chiari segnali ereditari, quali le Mosse Uovo, ovvero la conoscenza di mosse apprendibili solo dal Pokémon della categoria paterna, e la capacità di trasmissione della natura al nascituro tramite l’assegnazione ad un Pokémon genitore di una Pietrastante16.

I circoli di specie come modello

Al termine di questa lunga discussione, resta l’interrogativo cruciale: esiste in natura un modello tassonomico che possa avvicinarsi a spiegare l’organizzazione biologica dei Pokémon? Il fenomeno naturale che più si approssima a questa complessa struttura è quello delle specie ad anello (ring species).

Una specie ad anello è una serie di popolazioni spazialmente contigue, originate da un’unica popolazione ancestrale. Le popolazioni adiacenti sono interfeconde (in grado di riprodursi), ma il progressivo accumulo di differenze lungo il percorso fa sì che le popolazioni situate agli estremi dell’anello, non siano più compatibili. Secondo il concetto biologico di specie, queste popolazioni terminali, pur collegate da una catena di popolazioni fertili, devono essere considerate come specie diverse, dimostrando come la separazione riproduttiva possa sorgere da un accumulo graduale di differenze.

Questa struttura si rivela una chiave di lettura sorprendentemente valida per il mondo Pokémon. Il principio alla base dei Gruppi Uova non è puramente morfologico, ma riflette l’areale di diffusione, l’habitat e l’etologia (il comportamento) delle creature. I Pokémon appartenenti a un unico Gruppo Uova rappresenterebbero quindi le popolazioni terminali (le specie ai limiti dell’anello) che hanno accumulato abbastanza differenze da risultare incompatibili con altri gruppi distanti. Al contrario, i Pokémon che fanno parte di due Gruppi Uova distinti agirebbero come le popolazioni adiacenti e fertili, avendo caratteristiche intermedie e mantenendo il flusso genico attraverso l’intera “rete biologica” Pokémon.

Per comprendere meglio questa interconnessione, prendiamo ad esempio Flygon. Nella sua forma evolutiva finale, è a tutti gli effetti un Drago, con etologia (capacità di volare e sputare fuoco) che lo rende compatibile alla riproduzione con altri Pokémon del Gruppo Uova Drago. Allo stesso tempo, possiede anche caratteristiche vicine agli insetti: la sua forma base Trapinch ricorda una larva e sia Flygon che Vibrava possiedono ali chitinose e predisposizione a emettere ronzii, rendendo il Pokémon compatibile anche con il Gruppo Uova Coleottero. Flygon funge quindi da ponte fra Pokémon come Salamence (Drago) e Parasect (Coleottero), privi di caratteristiche comuni.

Conclusione

L’analogia con le specie ad anello ci impone di identificare similitudini fondamentali che accomunino tutte le popolazioni coinvolte nel sistema. Come abbiamo osservato, la morfologia non rappresenta un indicatore affidabile: tale evidenza è perfettamente coerente con la biologia dei Pokémon, creature capaci di stravolgere la propria struttura fisica durante l’evoluzione. Questa straordinaria plasticità morfologica testimonia quanto i parametri puramente anatomici siano poco rigidi e quindi insufficienti per una classificazione rigorosa.

Esiste, tuttavia, una caratteristica universale che unisce inequivocabilmente tutti i Pokémon, ovvero la nascita da un Uovo Pokémon. Questo elemento rappresenta il carattere ancestrale universale che unisce l’intera popolazione, indipendentemente dalle diversità morfologiche, che siano ispirati a pesci, esseri umani o oggetti inanimati, l’Uovo rimane la loro origine comune e l’unica vera unità di definizione sistematica.

Il cerchio si chiude idealmente nella mitologia stessa del gioco: la lore del gioco narra infatti che l’universo abbia avuto origine dall’Uovo Primordiale, dal quale si è generato Arceus, il Pokémon Dio e creatore. Così la metafisica e la scienza si riuniscono, rivelando nell’Uovo lo strumento ordinatorio del caos naturale.

Note

  1. La Sistematica studia le relazioni evolutive tra gli organismi per ricostruirne la storia biologica, mentre la Tassonomia ne rappresenta il braccio operativo, occupandosi di classificare e nominare le specie all’interno di un sistema gerarchico basato su tratti condivisi. ↩︎
  2. Gli elementi del Godai sono: Terra (Chi), Acqua (Sui), Fuoco (Ka), Aria/Vento (Fu), e Vuoto/Etere (Ku). Una parte dei tipi Pokémon sono esattamente quelli: Terra, Acqua, Fuoco, altri molto simili: Volante e Buio, i restanti si rifanno ad altro. ↩︎
  3. Gruppi di organismi che, pur essendo biologicamente distinti e incapaci di incrociarsi con successo, sono morfologicamente quasi identici e difficilmente distinguibili con i soli metodi tradizionali. ↩︎
  4. Gruppo di mammiferi le cui femmine possiedono una tasca addominale (marsupio) per completare lo sviluppo dei neonati, che nascono molto immaturi. ↩︎
  5. Gruppo di mammiferi caratterizzati dalla presenza di una placenta temporanea che si forma nell’utero materno, che garantisce la formazione dell’embrione che si sviluppa quasi completamente prima della nascita. ↩︎
  6. Disciplina che studia le abitudini e i costumi degli animali, e l’adattamento delle piante all’ambiente. ↩︎
  7. Fenomeno per cui specie diverse, non strettamente imparentate, sviluppano caratteristiche morfologiche e funzionali simili. ↩︎
  8. Le caratteristiche ancestrali (plesiomorfie) sono tratti presenti negli antenati comuni remoti e condivisi da molti gruppi, mentre le caratteristiche derivate (apomorfie) sono tratti nuovi ed evoluti, unici di un gruppo specifico, non presenti negli antenati immediati. ↩︎
  9. La nicchia ecologica è l’insieme delle condizioni ambientali, delle risorse e delle relazioni biologiche che permettono a una specie di vivere e riprodursi in un ecosistema, ovvero il ruolo ambientale che svolge. ↩︎
  10. Livelli di Organizzazione del DNA ↩︎
  11. Specie e speciazione ↩︎
  12. In tassonomia indica quando più taxa (gruppi di organismi) dello stesso livello gerarchico ricevono lo stesso nome scientifico creando ambiguità. ↩︎
  13. Se si tiene in squadra almeno un Pokémon con l’abilità Corpodifuoco o Magmascudo, la schiusura sarà più veloce. ↩︎
  14. Tutti e tre gli starter di Kanto appartengono in parte al gruppo uova “Mostro”. ↩︎
  15. Nella prima generazione Attacco Speciale e Difesa Speciale erano accorpate nell’ unica statistica “Speciale”. ↩︎
  16. Strumento capace di bloccare l’evoluzione di un Pokémon, senza che questa venga interrotta attivamente dal giocatore. ↩︎

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Classe '97. Laureato in Scienze Geologiche con laurea magistrale in Paleontologia. Appassionato di scienze naturali e Pokémon. Accanito oppositore del "pensiero magico" cerca sempre una spiegazione scientifica e razionale degli eventi che lo circondano.

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